domenica 25 febbraio 2018

Vita da fan dei Cranberries: spiegata a chi pensa sia matta.

"And the daffodils look lovely today..."

Le passioni fanno una persona e non esiste una persona senza passioni. Perché la vita è un complicato intreccio di razionalità ed irrazionalità, di mente e cuore, in cui è molto difficile orientarsi. Questa sono io. Un caleidoscopio di passioni, di sentimenti, di idee in cui io stessa fatico ad inquadrarmi.

Tante persone – compresi voi che mi leggete – mi conoscono per la mia passione per la natura e per la dedizione ad uno stile di vita ecosostenibile. Tante altre – che raramente giungono qui sul blog ma che mi conoscono sui social – sanno della mia altra grande passione, quella verso un gruppo musicale che ha segnato la mia vita da quando avevo 22 anni, i Cranberries.

Un gruppo amato e tormentato per tanti motivi, ma che ha, in ogni caso, scritto la colonna sonora di milioni di persone nel mondo e di cui si è tornato a parlare un mese fa, per la scomparsa di Dolores O’Riordan. Il 15 gennaio 2018 la sua incredibile voce si è spenta insieme al suo gracile corpo. E per me, sì, il mondo si è fermato!

Quella sera, quando una persona di famiglia mi ha dato la notizia, mi si è gelato il sangue, come se metà del mio cuore avesse smesso di battere. Non sto scherzando e non sono pazza (o forse solo un po’). Non è facile trovare le parole per spiegare cosa è successo in quell’attimo e subito dopo. Ma sono più volte stata tentata di dare semplicemente una spiegazione razionale ad una cosa fuori da ogni schema e ho deciso di farlo qui sul mio blog. Per rivelarvi qualcosa in più di me, per dare una giustificazione a tutto questo silenzio, per ricomporre i miei pezzi.

Dolores O’ Riordan per me non era solo la cantante del mio gruppo preferito.
Iniziai a seguire i Cranberries verso la fine del 1994, quando in tv mandavano in onda il video di una bellissima canzone “Dreams”: lei, vestita di bianco, rincorreva un cavallo pazzo nel bel mezzo della natura irlandese. Quell’Irlanda e quella sua voce, che cantava di un cambiamento di vita, di un sogno che si realizza e di un amore ritrovato, mi rapirono. All’università trovai un free-press magazine con una loro foto e le date dei loro primi concerti in Italia (che non riuscii a vedere) e da allora li inseguii, come lei rincorreva nel video quel cavallo bianco. E scoprii le loro melodie cupe ma struggenti, atmosfere oniriche, una musica semplice che, però, arrivava dritta al cuore. Difficile non restarne persi.

Difficile era per me quel periodo, segnato dal dolore e dalla difficoltà di studiare lontano da casa e non poter fare niente per fermare l’inarrestabile progredire di vicende infelici in famiglia. Sognavo, sognavo anch’io un cambiamento e un amore che mi facesse cambiare idea sull’amore, sognavo una vita diversa, felice. E la felicità, con i Cranberries, non tardò ad arrivare: insieme alla mia sorellina comprai tutti i loro dischi, comprai una chitarra per imparare a strimpellare questa musica che mi piaceva tanto, risposi ad un annuncio di un fan dei Cranberries come me, mettemmo su un fan club e lo chiamammo proprio “Dreams”. Di lì in poi la mia vita cambiò improvvisamente. Conobbi centinaia di persone che amavano la stessa musica, scambiavo con loro chiacchiere al telefono e pile di corrispondenza, conobbi giornalisti e persone dell’industria musicale. E conobbi il mio amore.

Il mio fu un vero e proprio cambiamento e non solo nei gusti musicali, ma anche nello stile di vita, nella leggerezza del pensiero, nei rapporti con le persone, nel vestire, nel fisico e persino nel portare i capelli. Non era imitare, era voglia di provare sentimenti nuovi, era voglia di essere diversa, di sentirmi più viva, di sentirmi più libera dai soliti schemi, da ciò che dice la gente, di sentirmi amata e circondata da affetto.

Con il tempo il fan club divenne un team riconosciuto dalla casa discografica e dalla stessa band, Cranberries Italia, che io ed il mio (allora) compagno gestivamo insieme al sito internet. Fu un riconoscimento importante che ci portò ad incontrare i Cranberries in più di un occasione e a capire quali meravigliose persone ci fossero dietro Dolores, Noel, Mike e Fergal. Persone semplici, consapevoli di quanto la loro musica stesse facendo intorno a loro, senza che questa consapevolezza li portasse a perdere il contatto con la realtà e con gli affetti di tutti i giorni. Un aspetto che me li ha fatti amare ancora di più.

Insieme a Paolo e ai tanti fan, nel frattempo ormai amici, abbiamo fatto tante follie per i nostri musicisti del cuore: dormito fuori nelle stazioni, nei pullman o nei treni per andare ai concerti, realizzato a mano striscioni e coreografie per i concerti, organizzato raduni, fatto lunghi viaggi nella neve, file fuori dai palazzetti per non parlare dell’impegno costante nel tenere aggiornato e vivo un sito e una community social... cosa si fa, quando si è fan!

Infine io e Paolo due anni fa, dopo vent’anni di follie insieme, abbiamo finalmente coronato il nostro sogno: abbiamo “dato una forma” a quella che è stata praticamente una vita trascorsa insieme, segnata a tutti gli effetti dalla musica dei Cranberries.

In tutti questi anni sono cambiate tante cose. Ho continuato ad amare, in modo differente, la mia famiglia, mai rinnegando i miei sentimenti per chi mi ha fatto nascere e crescere, anzi, forse rafforzandoli ancora di più. Ho conosciuto da vicino veramente centinaia di persone con la stessa passione, ho imparato a conoscere le varie sfaccettature dell’animo di un fan, ho stretto tante amicizie diventate fondamentali, ho conosciuto persone fantastiche del mondo della musica, quelle che di nascosto fanno diventare un artista grande. Insomma, in tutti questi anni io sono diventata quella che sono: una persona sensibile, che prova a cercare sempre il lato positivo delle cose, che ama il mondo, la natura, gli esseri umani, la musica e che vive per amore.

E Dolores è sempre stata lì, una voce familiare nelle mie orecchie, un sorriso disarmante che quando ti era davanti ti lasciava sempre senza parole, quella sorella maggiore che ti diceva di inseguire i sogni, il proprio istinto, di sentirti libera, di non andare troppo a fondo, che poteva essere troppo tardi, che bisogna vivere per l’amore che abbiamo, non per la realtà...

Dolores O'Riordan - Napoli 2000 - ph. Loredana Cramarossa

Ecco perché quel 15 sera di gennaio si è fermato il mondo, ecco perché finora sono stata in silenzio, ecco perché adesso, più che mai i Cranberries sono una parte di me, perché continuerò a farli conoscere e a gioire della loro musica insieme a migliaia di persone, perché continuerò ad essere “fan” fino alla fine dei miei giorni e, perché no, anche un pizzico folle... ;-)

sabato 25 novembre 2017

L'eco-blogging è vivo e io mi sento benissimo! (forse)


10 anni sono passati dal mio primo post, mentre poco più di un anno è passato dal mio ultimo post, eppure con la mia testa sono stata sempre qui, pensando che, prima o poi, avrei ricominciato a scrivere. Danda non ha mai smesso di pensare in chiave “green”, di guardare il mondo “attraverso un filtro verde” e di agire cercando di avere il minimo impatto possibile sull’ambiente.

Qual è il problema? Il tempo e la stanchezza dopo il lavoro. Lavoro sempre, costantemente, dietro lo schermo del computer, o con lo sguardo fisso allo smartphone, che, per ragioni di calo della vista, ho dovuto riacquistare con un enorme display. Ma non posso fare proprio nulla contro l’avanzata imperterrita di questa era digitale, che mi chiede di diventare un tutt’uno con la tastiera!

Voi che dite? Ma soprattutto ci siete? Io spero proprio di sì e vi aspetto nei commenti.

Le statistiche dicono che qualcuno legge ancora questo blog nel mondo. Un semino l’ho buttato... e, nel tempo, com’è cresciuto! Ci sono molte cose che mi dicono che devo tornare a scrivere.

Ogni tanto il mio capo mi chiede: “Ma scrivi ancora sul blog?”. Se sono arrivata al mio lavoro attuale grazie anche al blog, come posso metterlo in un angolo?

Una stagione fa ho conosciuto Linda Maggiori, la persona che, due anni fa, mi aveva coinvolto in un monitoraggio annuale dei miei rifiuti, che ha creato il gruppo Facebook Famiglie Rifiuti Zero e che ha scritto il libro Impatto Zero: vademecum per famiglie a Rifiuti Zero, riportando la sua esperienza di “super-mamma” impegnata con tutta la sua famiglia a vivere una vita totalmente ecocompatibile. Un incontro totalmente illuminante! 



Un mesetto fa, alla proiezione di questo film sull’Appennino Emiliano Romagnolo, ho incontrato casualmente, Domenico Chiericozzi, il giornalista che mi intervistò nel 2010 per la trasmissione “Impatto Ambientale” in onda su una tv locale. Era ancora assolutamente convinto che fossi ancora una blogger attiva... il suo commento è stato: “Ma come, tu eri la numero uno!” a proposito di ecoblogger. L’ho salutato con la promessa che sarei ritornata.

Una settimana fa, seguendo su Instagram diverse blogger con la passione per la riduzione dei rifiuti, ho letto la fantastica notizia del nuovo blog retezerowaste.it, dove molte di loro stanno ora riportando la loro esperienza quotidiana orientata allo “zero waste”. Sono brave, entusiaste e creative! Ma soprattutto, dieci anni fa non avrei mai detto che ci sarebbero state così tante zero waste blogger italiane, che avrebbero creato una community online e che la parola zero waste sarebbe diventata di uso così comune!

Un paio di giorni fa ho letto (e commentato) un bellissimo e accorato articolo di una eco-beauty blogger, Vanessa del blog So Fashion che si interrogava sull’utilità di appassionarsi al blog per vedersi, però, sempre meno interazioni, affogate, invece, nel mare magnum dei social. Se siete blogger anche voi, vi invito a leggerlo, vi farà riflettere.

In quanto blogger e lettrice di blog, anche per lavoro, posso dire che il “blogging”, l’arte di scrivere un blog, non è affatto sulla via del tramonto, anzi, è vivo e vegeto!

Sì, è vero, ci sono blog e blog, non tutti sono curati, non tutti sono mossi dalla pura passione. Ma se non c’è passione... si vede. La moda di aprirsi un blog solo per la mania di visibilità, prima o poi, calerà e rimarrà chi ci ha messo da sempre il cuore. Io spero ancora di cavarmela.

Se ci siete e avete voglia di leggere di me, state sicuri che avrete ancora tanto da leggere, non vi mollo! 😉

sabato 5 novembre 2016

Il compleanno ai tempi dei social network




Oggi è il mio compleanno, ne compio 44... eh sì il regalo lo faccio io alla rete, un po’ della mia privacy. :-)
Sono di rientro da una due giorni di convegno sui social media, e, proprio oggi mi rendo conto di quanto i tempi siano cambiati.

Questa mattina mi alzo dal letto un po’ pigramente, perché, sì, evviva, è sabato! E poi è il mio compleanno, no? Posso poltrire ancora un po’...
I primi auguri li ricevo dal mio maritino che è già sveglio dalle 7 (fa sempre così nei weekend) e insieme facciamo una normale colazione, cappuccino e biscotti homemade con uvetta, nocciole e pinoli. Adesso sì che va meglio!
Guardo il cellulare spento, ma mi rifiuto di accenderlo. Ho bisogno di riprendermi, non sono ancora pronta alla valanga dei messaggi che riceverò.

Lavo le stoviglie, rinfresco la pasta madre che mi servirà domani per fare il pane, e preparo una lavatrice: fuori il tempo è brutto ma c’è un vento che asciugherà il bucato più velocemente del solito. Poi, ecco, mi decido ad accendere il cellulare.

E subito comincia inesorabilmente una serie di “drinn” e il display si riempie di notifiche... messaggi su Messenger, Whatsapp, sulla mia bacheca di Facebook che è proprio il primo (o meglio il secondo) a farmi gli auguri. Qualche cara amica che sera, o meglio, stanotte ha preferito farmi gli auguri che abbandonarsi alla stanchezza del venerdì sera. I messaggi sono pieni di baci, cuoricini, torte, regali, animaletti e pupazzetti festosi in forma di emoticon o immagini. Un video di Raffaella Carrà, e una foto della mia sorellina, con me vestita da sposa e io mi commuovo...

Tre telefonate e due sms. Si vede che i tempi sono cambiati! 
Ma vediamola così: non è mica scontato che ti scrivano persone con cui non ci si vede da anni, eppure succede! E persone che nemmeno conosci di persona, o ti conoscono appena, ti fanno gli auguri e spendono qualche minuto per farti arrivare il loro affetto. Non è bellissimo? Più di cento... e continueranno, specialmente dopo che condividerò questo post! :-)

Sì, c’erano compleanni in cui le mie orecchie si scaldavano sul display del cellulare, perché non riuscivo a staccarmici. Però a me oggi sta bene così: ho avuto tempo per me, persino per scrivere questa mia nota! Stasera si festeggia!

Evviva i social network! ;-)